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Letizia Destefanis

Da Pipino di Herstal a Carlo III il Grosso: storia dell’impero carolingio

La storia dell’impero carolingio è da rintracciarsi nella conquista dei franchi dei territori appartenuti all’impero romano. I franchi erano un popolo pagano proveniente dalla Gallia, lontano dall’organizzazione sociale imperiale, tant’è che erano considerati poco più che tribù, ma alla fine attraverso la conversione e guidati da Clodoveo (481 - 511) arrivarono nel bacino di Parigi fino ad ovest, oltre il Reno, considerato il confine, il limes per i romani. Riuscirono a governare efficacemente tutte le varie etnie, iniziando ad amministrare le circoscrizioni, sebbene la tradizione romana era molto meno evidente nel popolo franco rispetto ad altri popoli. Clodoveo, pensava di discendere direttamente dall’eroe  Meroveo, da qui il nome della prima dinastia franca, i Merovingi. La particolarità della successione al trono franco, totalmente lontana da quella dell'impero romano, fa sì che, il regno venga diviso per il numero dei figli, questione che sarà fondamentale nell’ascesa della dinastia carolingia. L’imperatore Clodoveo, ha quattro figli al quale lascia quattro regni in cui loro, a loro volta, diventano sovrani e al momento della sua morte sono: due a nord della Gallia, a est l’Austrasia (che comprende le odierne Olanda, Belgio e i territori sul Reno), ad ovest la Neustria (la zona di Parigi), questi due territori corrispondono al cuore dell’impero, mentre a sud due territori come la Borgogna e l'Aquitania, da dividere in caso ci fossero stati più successori.

"L'arcivescovo di Reims San Remigio battezza re Clodoveo I con l'olio crismale della Santa Ampolla, mentre lo Spirito Santo appare in aspetto di colomba", XV secolo

Immagine presa da Wikipedia. "L'arcivescovo di Reims San Remigio battezza re Clodoveo I con l'olio crismale della Santa Ampolla, mentre lo Spirito Santo appare in aspetto di colomba", XV secolo

Un altro elemento fondamentale per la nascita dell’impero carolingio è la figura del Maestro di Palazzo. Prima di acquisire abbastanza potere, i maestri di palazzo o Maggiordomi, si occupavano dell'organizzazione dello stato come funzionari di corte, acquisendo maggiore importanza dando consigli politici ai sovrani, arrivando perfino a sostituirli per la loro inconsistenza e incapacità, creando vere e proprie strategie politiche.  Dopo che la Neustria riusci ad imporsi sulla Austrasia e con la morte di Dagoberto nel 639 si affermò una dinastia di maggiordomi dal futuro promettente: i Pipinidi- Arnolfingi, di cui il capostipite è Pipino di Herstal (635 - 714).

Capitello con le teste di Pipino II e di Plectrude, sua moglie, su una colonna della chiesa di san Martino a Colonia, Germania

Immagine presa da Wikipedia. Capitello con le teste di Pipino II e di Plectrude, sua moglie, su una colonna della chiesa di san Martino a Colonia, Germania

A consolidare la dinastia fu il figlio naturale di Pipino di Herstal, Carlo Martello (688 - 741), il quale riuscì a sconfiggere gli arabi a Poitiers nel 732, il che, gli conferì il ruolo di difensore della cristianità. Gli arabi non furono i soli ad essere respinti, anche le incursioni sassoni e frisoni furono respinte ottenendo in poco tempo prestigio  e autorità. A completare la sua opera ci fu anche l’incoraggiamento all’evangelizzazione attraverso i monaci missionari che edificavano abbazie e monasteri. Ormai il maggiordomo si comportava di fatto come un re e sebbene durante l'operato di Carlo Martello il trono rimase vacante, una definitiva liquidazione della dinastia merovingia avvenne con il figlio, Pipino il Breve (714 - 768) il cui soprannome deriva dalla suo velocità di attaccare e vincere in guerra, che con l’appoggio del papato, in quel periodo in disaccordo con Bisanzio e sotto la minaccia longobarda (se vuoi saperne di più ti invito a leggere questo articolo https://www.lastanzaverde6.com/post/longobardi-nascita-e-caduta-di-un-popolo ), depose nel 751 l’ultimo re merovingio, Childerico III. I quattro regni franchi avevano ora un unico sovrano legittimato da papa Stefano II.

Rappresentazione idealizzata di Pipino il Breve, Università di Cambridge, 1112-1114

Immagine presa da Wikipedia. Rappresentazione idealizzata di Pipino il Breve, Università di Cambridge, 1112-1114

Con la morte di Pipino, il regno fu diviso tra i due figli, Carlo e Carlomanno, ma con la morte di quest’ultimo nel 771, tutto il regno andò al maggiore dei fratelli, che riprese la politica espansionistica del padre. Carlo iniziò una lunga guerra contro i sassoni attraverso massacri  e deportazioni, la questione si concluse con la conversione forzata del capo sassone Vitichindo e del suo popolo, stessa fine anche per il popolo degli àvari provenienti dal Mar Caspio. Anche gli arabi in Spagna erano entrati nel mirino dell'espansione politica carolingia, ma la guerra fu fermata da un  attaccato alla sua retroguardia franca a Roncisvalle, in cui perse la vita il valoroso Rolando, di cui si parla nella “Chanson de Roland”. Alleato del papa, Carlo, corse in suo aiuto contro i longobardi diventando di fatto il loro re nel 771. Basilare per il consolidamento della posizione di Carlo fu l’incoronazione  a imperatore  avvenuta la notte di Natale del 800, a Roma tramite papa Leone III. Per molti studiosi l’incoronazione fu semplicemente un riconoscimento e una legittimazione di quello che Carlo Magno di fatto era già.

Faccia di una moneta d'argento raffigurante Carlo Magno con l'iscrizione KAROLVS IMP AVG (Karolus Imperator Augustus), coniato a Francoforte sul Meno, 812-814, Biblioteca nazionale di Francia, Parigi

Immagine presa da Wikipedia. Faccia di una moneta d'argento raffigurante Carlo Magno con l'iscrizione KAROLVS IMP AVG (Karolus Imperator Augustus), coniato a Francoforte sul Meno, 812-814, Biblioteca nazionale di Francia, Parigi

Carlo Magno appena salito al trono, cercò di dare una struttura organizzativa e politica centralizzata. Fin dalla sua nascita, il regno franco non aveva mai avuto una sede regia fissa e il re si spostava con tutta la corte per le varie strutture governative all'interno del regno.  Per rafforzare il ruolo di una corte centrale, fece costruire ad Aquisgrana la residenza regia, un palazzo nel quale sostava per lunghi periodi e che richiamava tramite gli edifici e le decorazioni, le ricche città romane di Roma e Bisanzio. Il territorio fu diviso in contee (si presume che in totale erano 200/300) gestite dai conti, ossia l'aristocrazia franca formata da potenti famiglie, che dipendevano direttamente dal re e amministravano la giustizia, guidavano l'esercito e ricevevano introiti dalle attività statali (proventi dalle azioni giudiziarie, dai pedaggi e dalla spartizione delle nuove terre conquistate). Sulle frontiere erano presenti i ducati, nei quali si trovavano nuclei di popolazioni con spiccata identità nazionale e le marche, circoscrizioni organizzative militari. L'episcopato, non solo svolgeva un ruolo religioso attraverso l'aristocrazia vescovile, ma aiutava nel controllo amministrativo. Carlo Magno applico il concetto di vassallaggio: uomini che giuravano fedeltà (come praticamente tutti nella struttura gerarchica franca) al sovrano e che davano aiuto militare all'occorrenza, in cambio di latifondi. Ed infine gli uomini liberi che rappresentavano una grossa fetta della popolazione franca, alla base della politica, spesso all’interno dell'esercito. 

Una moneta con Ludovico il Pio, Zecca di Pavia, Italia

Immagine presa da Wikipedia. Una moneta con Ludovico il Pio, Zecca di Pavia, Italia

Pur avendo avuto numerose mogli e altrettanti figli, l’unico a sopravvivere e a ereditare l'impero fu  Ludovico il Pio, il cui nome deriva dalla sua politica religiosa causa di un primo indebolimento dell’impero. Fin dal principio la chiesa, con i suoi vescovi, aveva cercato di prendere potere e gestire più territori possibile In un ultimo tentativo di togliere potere alla chiesa,  Carlo Magno fa auto-incoronare suo figlio Ludovico Pio ad Aquisgrana, non a Roma dal papa, e prese il posto del padre governando il regno per oltre sessant'anni. Verso la fine del suo regno, però si affacciava un problema ideologico e pratico: la tradizione franca della suddivisione del regno per il numero dei figli, oppure quella romana in cui esiste un solo ed unico imperatore. I conflitti tra i figli di Ludovico Pio, andarono avanti per diversi anni fino a quando, attraverso il trattato di Verdun, si riuscì a trovare la giusta spartizione, seguendo la tradizione franca. A Carlo il Calvo, va il regno ad ovest, nell'odierna Francia, in cui si parlava già il francese. A Ludovico II va il territorio ad est, che comprende parte dell'odierna Germania, dove  la lingua era il germanico. A Lotario va il territorio centrale che parte dal Mar del Nord e con una stretta striscia di terra, arriva fino all'Italia centrale, ed è in questo regno, dove si trova la sede regia di Aquisgrana e il confine con il papato che rimane il titolo di imperatore. Lotario a sua volta divide  l'impero per i suoi tre figli: la Provenza a Carlo, l'Italia a Ludovico III con il titolo imperiale e l'area intermedia a  Lotario II. 

Veduta di Aquisgrana in una stampa, Matthaus Merian, 1647

Immagine presa da Wikipedia. Veduta di Aquisgrana in una stampa, Matthaus Merian, 1647

Un altro elemento di deterioramento dell’impero carolingio è il vassallaggio: quel patto di fedeltà-lealtà che funziona bene, ma che rimanendo pur sempre un sentimento umano  può essere tradito e che una volta instabile, fa inclinare tutta la struttura  statale. Per questo motivo, l'aristocrazia, che aveva fame di potere, iniziò ad imporsi nei propri territori, non gestendo più l'amministrazione per conto del re, ma facendo gli interessi della propria famiglia, cercando addirittura, di far ereditare le cariche e le proprietà ai figli.

L’ impero carolingio è ormai diviso in cinque piccoli regni e pieno di crisi interne che mettono fine all'epoca Carolingia., in cui l'ultimo imperatore legittimo è Carlo III il Grosso.

Pagina in minuscola carolinga, VIII secolo

Immagine presa da Wikipedia. Pagina in minuscola carolinga, VIII secolo

Con le invasioni, la cultura e l'arte erano andate perse, come le città romane erano state lasciate all'incuria, così era successo alla cultura. Con Carlo Magno però, si inizia a voler concretizzare una serie di iniziative che ebbero come centro la “scuola di palazzo”: un'accademia sorta presso Aquisgrana e formata da intellettuali provenienti da tutto l'occidente cristiano. I più importanti sono: Alcuino, un anglosassone che aiutò nelle nuove scuole grazie alla sua vasta esperienza intellettuale e Paolo Diacono, uno storico longobardo (molto di quello che sappiamo sui longobardi lo dobbiamo alle sue cronache). Oltre all’organizzazione scolastica, riprende la produzione di codici che grazie ai franchi, sono riusciti ad arrivare fino ai nostri giorni e che altrimenti sarebbero andati persi. Inoltre si elabora un nuovo tipo di scrittura, chiamata “minuscola carolina”, più lineare e veloce che permette la scrittura degli atti e dei documenti in maniera più rapida.


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