top of page
Letizia Destefanis

Petra, la città misteriosa fatta di arenaria rossa

È il 1812 quando un viaggiatore svizzero in abiti arabi che percorreva la strada che collegava Damasco e l’Egitto, passando per la Giordania sente parlare nel villaggio di Wadi Musa, di una fortezza naturale che apparteneva all’impero ottomano. Johann Ludwig Burckhardt si presenta alla sua guida come un pellegrino e viene accompagnato a quella che noi oggi, conosciamo come Petra.

Lo sbocco della gola del Siq su Petra, in fondo la facciata di  El Khasneh

Immagine presa da Wikipedia. Lo sbocco della gola del Siq su Petra, in fondo la facciata di El Khasneh

Lo spettacolo che si trova davanti l’occidentale Burckhardt sicuramente lo sorprese: le mura di Petra sono dei canyon scavati naturalmente nella roccia chiamati siq, alla fine di queste fessure si trova un grande spazio, simile ad una piazza in cui si innalza uno dei monumenti più conosciuti della città il Khazine el-Firawn la cui facciata è scolpita interamente nella roccia. Circa quindici anni dopo questo episodio, iniziano le prime ricerche archeologiche, che continuano tuttora: nel 2003 è stato scoperto un complesso funerario con all’interno il suo tesoro. Nel 2007 è diventata una delle sette meraviglie del mondo secondo i viaggiatori, ma non secondo l’UNESCO che non l'ha ancora riconosciuta ufficialmente.

 I resti del solco usato come acquedotto

Immagine presa da Wikipedia. I resti del solco usato come acquedotto

Le costruzioni sono ricavate dall’arenaria, una pietra sedimentaria prodotta dalla sabbia desertica che dona il caratteristico colore giallo, rosso e arancione, molto accesi. L’ingresso della città descritto prima, è un letto fluviale: la stagione delle piogge, per quanto la zona sia desertica, porta delle alluvioni che si estendono per tutta la vallata del siq. Per questo motivo sono stati creati dei canali di scolo dalla soprintendenza, per salvaguardare gli edifici, anche se rimane sconsigliata la visita durante quel periodo dell’anno. Il fatto che ci sia acqua in abbondanza, ha fatto sì che la città si sviluppò anche con l’agricoltura e l’allevamento. Sono stati ritrovati degli impianti per la raccolta e la distribuzione dell’acqua piovana con cisterne sia aperte che sotterranee.

Facciata del tesoro, una tomba appartenuta a re Aretas IV. Foto di  Nuria Puentes

Immagine presa da Storica National Geographic. Facciata del Tesoro, una tomba appartenuta a re Aretas IV

I ritrovamenti più antichi risalgono all’età del ferro (intorno al XIII secolo a.C.) con la popolazione degli Edomiti, il popolo che nella Bibbia avrebbe ostacolato il passaggio di Mosè durante l’Esodo. Petra trova il suo periodo di splendore con la popolazione dei Nabatei, grazie al commercio di seta, incensi, spezie e mirra con le altre popolazioni.

Teatro scavato nell'arenaria

Immagine presa da Storica National Geographic. Teatro scavato nell'arenaria

Fondamentalmente la città è sviluppata come quelle occidentali Greche: alcuni edifici scavati nella roccia sono la necropoli, simili a quelli dell’Anatolia, anche se il colore dell’arenaria di Petra è unico. Lo stile è prettamente orientale con motivi geometrici e obelischi sui modelli persiani ed egizi, mentre le iscrizioni sono poche per capire a chi sono dedicati questi monumenti. Non è solo la città dei morti, ma anche quella dei vivi con piazze che dovevano essere ricche di commercianti, ne è un esempio la via colonnata che presenta numerose botteghe. Si trova anche un teatro con oltre 300 posti a sedere e il Gran Tempio i cui capitelli in stile ionico sono stati trasformati in teste da elefanti.

Particolare del capitello con la testa di elefante

Immagine presa da Wikipedia. Particolare del capitello con la testa di elefante

Non si contano le citazioni o le raffigurazioni di Petra nel mondo dell’arte, della cultura e specialmente nei film come Indiana Jones e Transformers o nei videogames come ad esempio Crusader Kings o Overwatch del 2018.


Comments


bottom of page