Nella prima metà del 1700 si sviluppa un profondo interesse per il recupero della memoria storica e una nuova coscienza critica nei confronti dei documenti antichi, questi ultimi devono essere quindi analizzati e catalogati. Da questo momento nasce una nuova storiografia, riducendo le ricostruzioni immaginarie a puri racconti, lontano dalla veridicità del passato, passando da essere un “genere letterario” ad una disciplina autonoma dotata di un proprio metodo di lavoro razionalistico e scientifico.
Immagine presa da Wikipedia. Destra: immagine di Bernard de Montfaucon. Sinistra: immagine di Jean Mabillon
La nuova metodologia venne lanciata da due monaci benedettini francesi Jean Mabillon (1632-107) e Bernard de Montfaucon (1655-1741) che viaggiando in Italia visitarono archivi e biblioteche, aprendo la strada per ulteriori ricerche storiografiche.
La figura di intellettuale illuminato e impegnato nel rinnovamento della storiografia cattolica va nella prima metà del secolo a Ludovico Antonio Muratori (1672-1750), modenese che si impegnò nelle battaglie per le riforme civili e culturali. Laureato in legge e bibliotecario all’Ambrosiana di Milano, ha modo di esercitare, con perizia, una ricerca erudita e storica, scoprendo e diventando editore di molti manoscritti. Proprio questa attività lo porterà nella sua vita ad approfondire la storia italiana medievale, diversamente dai suoi contemporanei che prediligevano il Rinascimento, come in “Rerum italicarum scriptores (Scrittori di cose italiche)” e le opere letterarie ad esempio “Osservazioni sulle “Rime” del Petrarca”, un commento all’edizione del “Canzoniere” del 1711.
Immagine presa da Treccani. Immagine di Ludovico Antonio Muratori
Libertino e sostenitore delle idee cartesiane è invece il pugliese Pietro Giannone (1676-1748). Giurista che conduce una lotta instancabile contro il potere temporale della chiesa e l’uso politico della religione che emerge nella “Istoria civile del Regno di Napoli” del 1743 in cui inaugura un modello di storiografia incentrata sulle trasformazioni delle istituzioni civili piuttosto che agli eventi diplomatici e bellici. Giannone si occupa anche della storia della chiesa sul finire dell’epoca romana creando un legame profondo con i cambiamenti politici che questa porta all’assetto territoriale e culturale. La chiesa ovviamente non prese bene i suoi scritti e quindi fuggì a Vienna e poi a Ginevra, dove fu arrestato dai Savoia e incarcerato, in prigione scrisse la sua autobiografia e finì i suoi giorni.
Immagine presa da Terzo Binario News. Immagine di Pietro Giannone
Il più geniale della cultura italiana di questi anni in Italia però è Giovan Battista Vico (1668-1744) un filosofo napoletano che rifiuta le tesi di cartesio e il metodo matematico elaborando una “nuova scienza della storia”. Questa teoria si basa sulla convinzione che l’uomo possa conoscere solo quello di cui è artefice e quindi la storia, mentre non può conoscere cosa muove la natura, vista come dono di Dio. La maniera di Vico quindi è conoscere la storia attraverso un'indagine autonoma: lo storicismo, ossia l’interpretazione delle manifestazioni della civiltà come effetto del tempo e della storia, diventa quindi la base dello studio della storia napoletana degli ultimi decenni. Egli divenne poi insegnante di retorica all’università di Napoli e lì, si dedicò ampiamente alla scrittura di testi filosofici. E’ il caso di “De antiquissima Italorum sapientia et latinae linguae originibus eruenda (L’antichissima sapienza della Italici da ricavarsi dalle origini della lingua latina)” del 1710 in cui, con un attenta analisi etimologica, si cerca di ricostruire l’antica sapienza italica. Ancora più importante è “Scienza nuova (principi di una scienza nuova d’intorno alla natura delle nazioni)” del 1725 alla quale metterà mano modificandola fino alla sua morte. Vico in quest’opera delinea i principi di una nuova metodologia critica per l’interpretazione della storia umana con paragrafi di filosofia e filologia, ossia la scienza del vero basata sulla ragione. Il filosofo da ampio spazio alla storia delle popolazioni pagane, tralasciando del tutto quella del popolo di Dio, ad esempio il popolo ebraico ed individua tre stadi dell’umanità: l’età degli dei, degli eroi e degli uomini che si ripetono ciclicamente.
Immagine presa da Wikipedia. Ritratto di Giovan Battista Vico, 1804
La storiografia non rimane focalizzata sulla storia umana, bensì tocca anche la cultura letteraria e la critica. In quegli stessi anni ci si sente in dovere di sistemare anche la storia delle letteratura: iniziano le classificazioni, lo studio della metrica, delle tradizioni letterarie territoriali per poi spostarsi, nella seconda metà del 1700, sulle vicende storico-letterarie. La storia dei popoli e delle opere letterarie vengono così collegate e studiate insieme, ne derivano scritti di carattere analitico che vanno ben oltre i confini nazionali e la storia dei fatti.
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