top of page
Letizia Destefanis

La Venere di Willendorf: un esempio di modella curvy del Paleolitico

Durante il Paleolitico superiore (35.000 a.C.) l’uomo era dedito alla rac-colta di vegetali, alla caccia, alla pesca e iniziò anche a produrre manu-fatti artistici. In questo periodo si può dividere l’arte in due categorie: quella parietale, ossia la decorazione di pareti di grotte che spesso richie-deva l’intervento di ampi gruppi di persone, che troviamo prevalente-mente nel nord della Spagna e nella parte sud occidentale e centrale della Francia (come la Grotta di Lascaux, in Francia). Altra categoria artistica è rappresentata da oggetti mobili, costituiti da pietra, ossa e avorio che sostanzialmente vengono scolpiti o incisi.

È possibile considerare quest'epoca artistica divisa in tre fasi: la prima, chiamata Aurignaziano (35.000 - 18.000 a.C.) dove furono prodotti tan-tissimi oggetti ornamentali, la seconda, Gravettiano (25.000 - 18.000 a.C.) in cui si incominciò a produrre le prime statuette femminili e l’ul-timo, Maddaleniano (16.000 - 10.000 a.C.) corrispondente al momento di massimo splendore dell’arte paleolitica prima dell’era glaciale.

 "Venere di Willendorf" sui quattro lati, Naturhistorisches Museum, Vienna

Immagine presa da Corriere.it. "Venere di Willendorf" sui quattro lati, Naturhistorisches Museum, Vienna

È proprio sul fascino che da sempre esprimono le statuette femminili, che la Venere di Willendorf trova il suo collocamento. Le Veneri paleolitiche, di solito erano alte circa venti centimetri, un piccolo formato quindi, e lavorate in pietra morbida o avorio. Le forme femminili (come il seno, i glutei e il ventre), specialmente della Venere di Willendorf, venivano accentuate a rappresentare la fecondità della donna che era simbolo del culto della natura. La fertilità era rappresentata anche dal color ocra rosso con la quale è stata dipinta, collegamento diretto con il ciclo mestruale capace di dare continuità al ciclo della vita. In un periodo in cui lo status sociale si misurava in base alla sicurezza e alla protezione, la corpulenza e la fecondità della venere di Willendorf possono rappresentare una sorta di potere egualitario a quello maschile. La silhouette è eretta, con le braccia appoggiate sopra i seni, la testa più piccola del corpo (come in quasi tutte le Veneri paleolitiche), indossa un copricapo o un’acconciatura, il viso risulta inesistente (anche questa caratteristica comuni) a differenza della Venere di Bressampouy.

 "Venere di Bressampouy", Museo nazionale di Archeologia di Saint Germain, Francia

Immagine presa da Pinterest. "Venere di Bressampouy", Museo nazionale di Archeologia di Saint Germain, Francia

La Venere di Willendorf è stata recuperata dall’archeologo Josef Szombothy nel 1908, nei pressi di Willendorf in der Wachan, un sito paleolitico in Austria. A seguito di studi, la statuetta fu datata tra i 25.000 e i 26.000 anni fa. In base ad un'accurata analisi del materiale è stato stabilito che la sua provenienza è italiana, precisamente nell’Alto Garda, in Trentino, nella zona di Sego di Ala.

Foto dell'archeologo Josef Szombothy (1853 - 1943)

Immagine presa da Wikipedia. Josef Szombothy (1853 - 1943)

Comments


bottom of page