È noto come le epoche passate hanno avuto un rapporto diverso con la morte: ad esempio in epoca vittoriana si combatteva la perdita delle persone amate attraverso “gioielli da lutto” creati per ospitare capelli o denti del defunto oppure, ancor più strane e rare erano i vari tipi di imbalsamazione che sono nati grazie allo sviluppo della chimica (se sei curioso ti invito a leggere il mio articolo, qui su “La stanza verde”, sull’imbalsamazione tramite procedimento galvanico https://letiziadestefanis9.wixsite.com/lastanzaverde/post/epoca-vittoriana-imbalsamazione-per-processo-galvanico ). Nel medioevo e per qualche secolo successivo, la morte era un passaggio normale all’interno della vita: se si calcola che l’età media era di quarantacinque anni e che una semplice influenza o una banale diarrea potevano portare alla morte in un'età inferiore. La percentuale di morti infantili era del 45%, quindi quasi la metà dei nati non superava l’anno di vita. Aggiungiamo anche le carestie e le epidemie, come quella della peste del 1348, che ha decimato almeno un terzo della popolazione europea in soli due anni. La tragedia della peste però è riscontrabile anche nell’arte figurativa di tutta l'Europa in cui i vivi e i morti convivono, spesso con il trionfo di questi ultimi sui primi.
Immagine presa da Wikipedia. "Trionfo della morte" Palermo, Galleria Regionale
Datato nel 1446 circa, più attorno alla seconda ondata di peste, quella del 1400, il “Trionfo della morte” non è attribuibile ad un autore preciso. Questo affresco staccato (in cui con una tecnica di rimozione, l’affresco viene “staccato” dal muro, riposto su una tavola di legno massello e collocato in un altro posto) ora si trova a Palermo, nella Galleria Regionale di Palazzo Abatelis. Le condizioni in cui si trova non sono ottimali: l’insieme è diviso in quattro tavole e presenta dei sollevamenti lungo i bordi del legno, anche nella parte centrale. Molto probabilmente l’opera è frutto di una commissione da parte della direzione di un ospedale e la scena, alquanto macabra e grottesca, presenta la Morte in sella ad un cavallo anch’esso scheletrico, al centro, tutt'intorno un giardino in festa con giovani nobili che si divertono in balli e scene di caccia. La Morte, intenta a lanciare una freccia ad un giovane in basso, diventa grazie alla falce alla cintura, un’icona moderna del “simbolo morte”. Il giovane colpito dal dardo, fa parte degli aristocratici, di quelli che non pensano all’ora funesta e sorridono, godendosi la vita. Sotto il corpo del protagonista della scena, si trovano personaggi illustri come il papa e l’imperatore, oltre a dei defunti, proprio a significare che tutti, nel bene o nel male, hanno lo stesso destino. Nella parte opposta al giovane, troviamo vecchi e ammalati che, pur invocando la liberazione delle carni, non vengono ascoltati. Nella parte superiore si apre la scena di caccia, i cui protagonisti sono già abituati alla morte e gli sono indifferenti. “Il trionfo della morte” esprime pienamente il concetto della morte che non guarda in faccia a nessuno e colpisce indistintamente da qualsiasi classe sociale.
Immagine presa da Wikipedia. "Danza macabra" San Vigilio, Trentino Alto Adige
Un’altra pittura (di qualche secolo più tardi) chiamata “Danza macabra” si trova nella chiesa di san Vigilio, nelle campagne di Sorano, in Trentino Alto Adige. Eretta poco prima dell’anno mille, come piccola cappella per gli abitanti del territorio, dopo il restauro avvenuto tra il 1530 e il 1540, la chiesa è stata decorata esternamente dalla “Danza macabra”. La pittura si trova nella parte alta, sottostante il tetto ed è molto lunga, circa ventuno metri ossia tutta la lunghezza dell’edificio. L’opera di Simone di Baschenis de Averora. è stata commissionata dalla Confraternita dei battuti, proprio per ricordare ai peccatori che davanti alla morte si è tutti uguali. Nello specifico sono rappresentate diciotto coppie formate da scheletri e persone della società cinquecentesca tra cui il papa, i vescovi, dei frati, l’imperatore e la consorte, un guerriero, un mendicante, un anziano e un bambino.
Ogni coppia a sua volta è accompagnata nella parte sottostante da scritte, in volgare (quasi un dialetto del posto) che descrivono avvertimenti, talvolta molto crudi, della morte nei confronti dell’uomo. Il dipinto può essere diviso in tre scene: la prima in cui a sinistra ci sono tre scheletri musicisti, uno sul trono, proprio a simboleggiare che la morte regna sulla vita. Nella seconda parte troviamo un cristo sulla croce: neanche il figlio di dio è stato risparmiato dalla triste sorte e infine le diciotto coppie. Nell'ultima parte la Morte personificata, cavalca, lanciando frecce su un campo di battaglia disseminato di cadaveri, a seguire l’arcangelo Michele con la bilancia è accorso in difesa delle anime che prontamente il Diavolo aspetta nel giorno del giudizio finale.
Immagine presa da Wikipedia. "Danse macabre" abbazia di Chaise-Dieu, Alverna (Francia)
Questi sono solo alcuni esempi di dipinti con la Morte personificata in Italia, tantissimi sono quelli sparsi in tutta Europa ad esempio: Pazin in Croazia, Hrastovlje in Slovenia oppure Tallinn in Estonia, la maggior parte risalenti ai periodi successivi alle carestie o alla peste.
Comments