top of page

La celebrazione del matrimonio nell’Europa fiamminga di Jan van Eyck

Letizia Destefanis

I mercati che già iniziavano a svilupparsi dal 1200 in alcune aree dei Paesi Bassi e in tutta l'Europa centrale, verso il ‘400 diventarono dei veri e propri posti di scambio culturali in cui l’arte iniziò ad attraversare le corti, cambiando forma.

È il caso della pittura fiamminga, ossia un'evoluzione dell’arte gotica cortese, con caratteristiche del tutto diverse dalla pittura italiana di quegli anni ed è solo nella seconda metà del ‘400 che queste due correnti pittoriche iniziarono a mescolarsi. In quel periodo si riversarono nelle città italiane tanti artisti fiamminghi, spesso erano chiamati dalle corti stesse, specialmente quella di Napoli, Urbino e Ferrara.

 "Adorazione del Bambino" (appartenente al  Trittico Portinari), Hugo van der Goes, 1476-1478, Uffizi, Firenze

Immagine presa da Wikipedia. "Adorazione del Bambino", Hugo van der Goes, 1476-1478, Uffizi, Firenze

Di base i pittori fiamminghi recuperarono la verosimiglianza, che avviene attraverso la rappresentazione concreta e reale di come gli oggetti si presentano all’occhio umano. Manca così ogni forma di classicismo, vengono smesse le lezioni degli antichi, la prospettiva non è creata con le regole imposte nel Rinascimento, ma riproposta così come l’occhio umano l’osserva, giocando con la luce ed i colori. La luce diventa un nuovo punto di osservazione: la pittura dei fiamminghi è sensibile alla verità ottica che essa crea, quindi ad ogni momento della giornata fa riferimento un determinato tipo di luce, oppure il riflesso di un vetro, di uno specchio, addirittura sulle stoffe degli abiti.

"Annunciazione del Trittico di Mérode", Robert Campin, 1427, Metropolitan Museum of Art, New York

Immagine presa da Wikipedia. "Annunciazione del Trittico di Mérode", Robert Campin, 1427, Metropolitan Museum of Art, New York

I fiamminghi sono gli inventori della tecnica dei colori ad olio: a differenza della tempera, i colori risultano più luminosi e più duraturi, in grado di consentire una resa della realtà più veritiera. I pigmenti in polvere vengono sciolti in olio vegetale (come lino, papavero o noce) e arricchiti di essenze (tra cui lavanda, rosmarino o pino). In poco tempo questa tecnica conquista gli artisti italiani, diventando quella più diffusa in tutte le corti d'Europa.

Per i pittori fiamminghi, l’ambiente familiare quotidiano, diventa una visione di sacralità: sebbene le scene bibliche siano comuni, vengono prese quasi sempre episodi in cui la vita della Vergine e l’infanzia di Cristo si incastrano all’interno di in un contesto di focolare, di famiglia, in interni domestici, ad esempio “Annunciazione” di Robert Campin (1375 - 1444).

"Coniugi Arnolfini", Jan van Eyck, 1434, National Gallery, Londra

Immagine presa da Wikipedia. "Coniugi Arnolfini", Jan van Eyck, 1434, National Gallery, Londra

Con lo sviluppo della classe mercantile si amplifica la commissione di ritratti: se a Firenze erano a carattere simbolico, nelle fiandre rivestivano la primaria funzione di esaltare i personaggi di spicco e il loro stile di vita. Ne è un esempio i "Coniugi Arnolfini” di Jan van Eyck (1390 - 1441 circa), uno degli esponenti più importanti di questa corrente pittorica.

Il dipinto di modeste dimensioni, rappresenta il mercante e banchiere lucchese Giovanni Arnolfini, di stanza a Bruges per conto dei Medici. Le sue vesti scure e di ottima fattura lo rendono un personaggio serio, autorevole, ma affettuoso con la moglie Giovanna Cenami, in un favoloso abito verde che seguiva la moda dell’epoca. La giovane sembra una visione angelica, se contiamo che il verde è sinonimo di purezza nell’arte. I due sono ritratti a figura intera, distante dalla maniera italiana di profilo o a mezzo busto e all’interno della loro camera da letto. La donna è probabilmente incinta, lo deduciamo dal lampadario che ha una sola candela accesa, in cui la luce può essere vista come il figlio in arrivo che irradia il futuro della famiglia.

Punto centrale del dipinto sono le mani, che i due si tengono affettuosamente, appena più in alto, troviamo uno specchio che rappresenta l’anima e la scritta appena sopra è la firma del pittore, che in questo caso diventa osservatore e testimone di quello che all’epoca poteva essere considerato l’atto del matrimonio.

Particolare della firma del pittore Jan van Eyck nel dipinto "Coniugi Arnolfini"

Immagine presa da Wikipedia. Particolare della firma del pittore Jan van Eyck nel dipinto "Coniugi Arnolfini"

Le scarpe tolte e gettate di lato ci parlano della sacralità del momento, oltre a rappresentare delle calzature tipiche del nord Europa. Il cane vicino ai coniugi, è arruffato, ma simpatico, icona di fedeltà. Le arance sopra la panca, sono un frutto tipico dei matrimoni e segno di buon auspicio per gli sposi.

Il dipinto è ricco di particolari, rappresentato in modo analitico, con un'attenzione per i dettagli quasi estrema, anche i volti sono espressivi a differenza di quelli che si potevano incontrare nelle corti italiane.

Particolare dello specchio nel dipinto "Coniugi Arnolfini" di Jan von Eyck

Immagine presa da Wikipedia. Particolare dello specchio nel dipinto "Coniugi Arnolfini" di Jan von Eyck

È così che l’arte, diventa fonte di commercio e viaggia per tutta l'Europa mischiandone gli stili, le derivazioni e i soggetti, dando la possibilità a elementi come la luce, la prospettiva libera, i colori ad olio di arricchire le opere che da quel momento verranno prodotte.


Commentaires


bottom of page