top of page
Letizia Destefanis

L’arte parietale delle grotte preistoriche

La distinzione tra preistoria e storia è databile, per pura convenzione, alla nascita della scrittura, ossia quando l’uomo ha finalmente potuto accumulare il sapere e trasmetterlo ai posteri. Questo passaggio ci dice molto su quanto sia fondamentale la cultura, di cui la scrittura ovviamente ne è un elemento portante, ma non solo, la cultura è anche la capacità umana di produrre, accumulare e trasmettere conoscenze e strumenti, per adattarsi all’ambiente naturale circostante, per controllarlo e trasformarlo. E’ un concetto molto ampio quello di cultura, che fonda le radici nell’antropologia, di cui fanno parte anche tutte le attività di simbolizzazione compreso il linguaggio artistico, la religione e l’organizzazione della vita sociale.

Esempio di pittira parietale a Laas Geel, Somalia

Immagine presa da Wikipedia. Esempio di pittura parietale a Laas Geel, Somalia

Sebbene l’uomo primitivo era nomade e viveva di sussistenza con la raccolta e la caccia, non risulta essere privo di cultura, al contrario, già nel paleolitico superiore, circa 35000 anni fa, apparvero le prime espressioni artistiche che attestano la conoscenza della pittura e della scultura (come nel caso della “Venere di Willendorf”, se vuoi leggere di più ti consiglio questo articolo https://www.lastanzaverde6.com/post/la-venere-di-willendorf-un-esempio-di-modella-curvy-del-paleolitico ). E’ molto probabile che la motivazione che ha mosso la nascita dell’arte sia da ricercarsi nelle credenze religiose legate principalmente alla volontà di proteggersi dai fenomeni naturali inspiegabili, ai riti  della fertilità, oppure l’augurio di un buon esito per una battuta di caccia. La pittura sulle pareti, o arte parietale, aveva una funzione magica e religiosa: le grotte dipinte erano dei santuari, luoghi in cui avvenivano dei rituali che prevedevano l’uso dell’arte e la raffigurazione di momenti quotidiani, con scene di caccia o di mandrie, mancano infatti le tracce di un vissuto quotidiano all’interno delle grotte artistiche. 

Decoro della grotta di Chauvet-Pont d'Arc, Francia

Immagine presa da Wikipedia. Decoro della grotta di Chauvet-Pont d'Arc, Francia

All’inizio si trattava di decorazioni semplici ed elementari, progressivamente si passò alla rappresentazione di oggetti e figure riconoscibili, infine all’elaborazione di insiemi, sempre più complessi e raffinati. Le tonalità variano dall’ocra, giallo e rosso, ricavati da ossido di ferro al nero, ricavato dall’ossido di manganese ed erano applicati sia in forma solida  che liquida con tamponi o con le mani direttamente. 

Tra le varie specie animali raffigurate troviamo cavalli, bisonti, cervi, rinoceronti, infine mammut e uri, ormai estinti. Gli animali acquatici come i pesci o d’aria come gli uccelli, sono più rari così come anche i rettili e gli animali fantastici. Le immagini umane, sia femminili che maschili erano molto presenti sia a figura intera che singole parti anatomiche come le mani, ad esempio nel caso della “Caverna delle mani” in Argentina, in cui sono particolari le impronte delle mani, quasi tutte sinistre, fatte con la tecnica a spruzzo, utilizzando la mano destra. Spesso le figure umane erano da collegarsi a stregoni o a figure di fantasia, dai caratteri antropomorfi.

Impressioni delle mani nella "Caverna delle mani", Santa Cruz, Argentina

Immagine presa da Wikipedia. Impressioni delle mani nella "Caverna delle mani", Santa Cruz, Argentina

Talvolta per arrivare ad ammirare l’arte parietale, bisogna intrufolarsi all’interno di grotte molto protette dalla natura stessa, come nel caso dell “Grotta di Altamira” nella Spagna settentrionale, scoperta da una bambina mentre giocava nel 1879 e solo quasi trent'anni dopo si capì l’importanza archeologica di uno degli esempi meglio conservati e più conosciuti dell’arte parietale del Maddaleniano, circa 12000 a.C. In questa fase le tecniche erano ormai collaudate e quindi usate con sicurezza, infatti il branco di bisonti, lunghi circa 180 centimetri è solo l’anteprima del grande dipinto di una cerva, nella sala principale della grotta. 

"Il grande bisonte", Grotta di Altamira, Spagna

Immagine presa da Arte Svelata. "Il grande bisonte", Grotta di Altamira, Spagna

Di certo più monumentale sia per dimensioni che per la bellezza artistica, è la “Grotta di Lascaux" nella Francia sudoccidentale, con una profondità di 100 metri si compone di due gallerie principali decorate con circa 600 pitture e 1500 incisioni risalenti al 15000 a.C. circa. L’importanza delle raffigurazioni gli hanno affibbiato il soprannome di “Cappella Sistina del Paleolitico”. Dall’ingresso della grotta, si arriva ad una prima sala chiamata “Rotonda”, in cui sono raffigurati quattro grandi uri in movimento, di circa cinque metri, altri animali più piccoli e un animale fantastico dal manto maculato, simile al liocorno. Nella diramazione secondaria, chiamata “Diverticolo assiale”, sono raffigurati cervi, stambecchi, bovini rossi, cavalli e una mucca. Nel passaggio del ramo principale invece, sono presenti stambecchi e proseguendo, cervi, uri, bisonti e un grande bovino nero. In fondo alla grotta, divenuta uno stretto cunicolo si trova la “Sala dei felini” in cui i protagonisti sono un cavallo e sei felini. In un altro passaggio stretto chiamato “Abside” prevalgono le incisioni e infondo a questo corridoio si accedeva al “Pozzo” tramite una corda o una scala, al cui interno si trova una  figura umana. L’unica figura antropomorfa presente, è un uomo con la testa da uccello, che sembra cadere ferito davanti ad un bisonte appena abbattuto. La scena viene comunemente interpretata come legata ad un rituale scamanico perchè sono presenti sei punti raggruppati a due a due, simbolo del confine dell'area sacra, gli stessi segni sono presenti anche nella “Sala dei felini”. Visto la numerosa presenza di arte parietale, è logico pensare che questa grotta non sia mai stata usata come dimora, ma piuttosto che fu un luogo sacro dove si svolgevano numerosi rituali da parte della popolazione di cacciatori nomadi, esperti nella lavorazione del legno, della pietra e di materiali più preziosi. 

Raffigurazione di un uro, Grotta di Lascaux, Francia

Immagine presa da Arte Svelata. Raffigurazione di un uro, Grotta di Lascaux, Francia

Le raffigurazioni presenti sono stilisticamente uniformi, questo vuol dire che sono state fatte nell’arco di una generazione anche se le sovrapposizioni fanno pensare ad un utilizzo più lungo della grotta. I soggetti nei dipinti rivelano una certa sicurezza dei pittori in quanto ben proporzionati, sebbene le grandi dimensioni, il movimento e le condizioni di poca luminosità e poco spazio. I corpi degli animali sono delimitati da contorni e colorati all’interno con la tecnica della punteggiatura. Si può riconoscere anche la tecnica dell’anamorfosi, ossia la distorsione intenzionale delle proporzioni naturali nei soggetti collocati in alto, affinché, visti dal basso appaiono di dimensioni normali. Il movimento è molto presenti all’interno dei dipinti parietali ed è riconoscibile una certa  organizzazione scenica, visibile ad esempio  nella serie “Cervi che nuotano”, in cui si notano solo le teste degli animali, alte circa un metro e mezzo, in diverse posture, mentre il corpo è sommerso dalla corrente. Misteriosa rimane la funzione dei colori, principalemente giallo, rosso,bianco e nero, ma ancora di più, la presenza di forme geometriche , come quadrati, rettangoli e punti vicino agli animali.

"Cervi che nuotano", Grotta di Lascaux, Francia

Immagine presa da Pinterest. "Cervi che nuotano", Grotta di Lascaux, Francia

Durante gli scavi all’interno della grotta sono stati rinvenuti strumenti in selce, conchiglie e altri oggetti , tra cui i minerali usati per la fabbricazione dei colori, che hanno dato molte informazioni su come sia stato svolto il lavoro artistico. L’illuminazione scarsa presuppone che siano state usate torce e lampade, e sicuramente alcune impalcature, di circa due metri, per arrivare nella parte più alta, il soffitto del corridoio secondario. Molti elementi ci indicano che le pitture sono state fatte per via della durezza della calcite, la pietra di cui è composta la grotta che non permette incisioni profonde, sfruttando così gli altri materiali a loro disposizione.

La grotta fu scoperta casualmente nel 1940 quando il cane di un ragazzo del posto, si intrufolo nella grotta entrando dall’apertura principale, così il ragazzo e alcuni amici scoprirono la fantastica grotta di Lascaux, ma solo 23 anni dopo, la caverna fu chiusa al pubblico in quanto l’anidride carbonica prodotta dal passaggio dei turisti l’aveva deteriorata in maniera molto evidente. Un’infestazione di funghi e muffe, richiese un restauro straordinario nel 1998 e ciclicamente, purtroppo, è un evento che ritorna. Negli ultimi anni è stata chiusa definitivamente al pubblico e un team di esperti sta studiando il modo migliore per preservarla, mentre ai turisti non resta che osservare la riproduzione che si trova a 200 metri dall’originale. 

"Sala dei felini", Grotta di Lascaux, Francia

Immagine presa da Il Tascabile. "Sala dei felini", Grotta di Lascaux, Francia

L’arte parietale, così come tutta l’arte preistorica, ci insegna che l’uomo ha da sempre avuto un rapporto straordinario con gli elementi naturali che lo circondano, che la natura, la magia e la religione sono strettamente collegate, sebbene quel rapporto di interconnessione, negli ultimi anni è stato modificato da un elenco infinito di fattori per l’uomo moderno “fondamentali” che lo allontanano dallo spirito della natura e dal suo io più profondo.


Commentaires


bottom of page