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Letizia Destefanis

Il sogno della città ideale del Rinascimento

Il tema ricorrente del periodo rinascimentale è quello della “città ideale” che rispecchia i principi di razionalità e funzionalità in opposizione al sovrappopolamento urbanistico del Medioevo. Le nuove città devono essere ordinate ed efficienti, con un piano regolatore, mai attuato prima, tanto che le città vengono progettate in maniera geometrica riproponendo elementi classici e tralasciando le fortezze a scopo difensivo dei secoli precedenti. Molto spesso i progetti di queste “città ideali” sono rimasti sulla carta o sono stati parzialmente realizzati per i loro carattere utopico, per l’epoca.

Impianto planimetrico della città di Mileto in turchia (conservato al Museo di Pergamo a Berlino)

Immagine presa da Wikipedia. Impianto planimetrico della città di Mileto in turchia (conservato al Museo di Pergamo a Berlino)

Lo spunto principale e concreto per la formazione di questi nuovi piani urbanistici avvenne dall’osservazione di città classiche ancora ben conservate, ad esempio Mileto in Turchia, la cui pianta risale al 480 a.C. circa e anche al trattato “De architectura” di Marco Vitruvio Pillione del 15 a.C., dove si trova una sezione di “Pianificazione della città”. Da questi studi, derivano alcuni principi delle città ideali: l’ordine, anche per quanto riguarda gli incroci tra le vie, la divisione degli spazi e degli abitanti in base alla classe sociale.

La piazza (riconducibile al foro delle epoche classiche) come la chiesa (il tempio) riprendono la loro funzione di fulcro della vita cittadina, in cui attorno sorgono gli altri importanti edifici, così come gli illustri personaggi dell’intero centro risiedevano vicino alla piazza dando un ordine ben preciso alla disposizione delle abitazioni della popolazione.

"Città ideale" presente Galleria nazionale delle Marche, Urbino

Immagine presa da Wikipedia. "Città ideale" presente Galleria nazionale delle Marche, Urbino

Così la “Città ideale” del 1490, conservata ad Urbino nella galleria nazionale delle Marche, diventa la più celebre di queste opere di progettazione, per la sua bellezza e il suo classicismo ortogonale: le strade sono spaziose, la piazza è ampia con al centro il tempio a pianta circolare e gli edifici sono minuziosamente allineati. Pochissime sono le città che attuano questo modello: Urbino grazie al mecenate Federico da Montefeltro, papa Pio II nella città di Pienza e Ercole I d’Este a Ferrara.

Pianta di piazza Pio II di Pienza

Immagine presa da Wikipedia. Pianta di piazza Pio II di Pienza

Stupendo esempio, meno conosciuto, è anche la cittadina di Palmanova in Friuli Venezia Giulia, voluta dal governo di Venezia, presenta uno schema a pianta stellare con nove bastioni e tre portoni da cui si accede e si arriva direttamente alla piazza di forma esagonale, mentre tra i raggi si sviluppano i quartieri e le abitazioni. È sorprendente notare la rigorosa simmetria tra tutte le sue parti.

Vista aerea della città di Palmanova

Immagine presa da Vanilla Magazine. Vista aerea della città di Palmanova

Resta sulla carta, ma ancora visibile nel “Trattato di architettura” di Filarete del 1460 circa, il progetto di Sforzinda, dove Francesco Sforza non riuscirà a mettere in atto la costruzione dei fantastici monumenti, irrealizzabili, che fondevano elementi gotici e rinascimentali come ad esempio l’edificio a pianta stellare a otto punte, dove si trovavano otto torri e tra una e l’altra, un portone si apriva sulla piazza in praticamente tutte le direzioni.

Piantina di Sforzinda all'interno de "Trattato di architettura" di Filarete, 1460 circa

Immagine presa da Pinterest. Piantina di Sforzinda all'interno de "Trattato di architettura" di Filarete, 1460 circa

Nella realtà moderna, di quei progetti, ora rimangono solo l’ordine geometrico delle strade, come si vede in alcune moderne città, come ad esempio New York, e dei complessi abitativi, che si sviluppano in altezza per sfruttare il maggior spazio possibile per creare nuovi appartamenti e uffici. Dal punto di vista dello stile però, nelle grandi città e nei nuovi edifici manca del tutto quel sogno rinascimentale di fusione del classico e del moderno tipico dei progetti della “città ideale”.

Puoi trovare questo articolo anche su Vanilla Magazine


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