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Letizia Destefanis

I corpi nudi e deformi del tormentato artista Egon Schiele

“L'artista della Neukunstgruppe è e deve necessariamente essere sé stesso, deve essere un creatore, deve saper creare i propri fondamenti artistici, senza utilizzare tutto il patrimonio del passato e della tradizione.”

Egon Schiele


È questo quello che un giovanissimo Egon Schiele scrive nel manifesto del gruppo artistico dei Neukunstgruppe, nato dopo aver lasciato l’Accademia di belle arti di Vienna. Egon Schiele quel giovane artista morto a soli 28 anni il 31 ottobre del 1918, dopo aver contratto l’influenza spagnola e aver visto morire, pochi giorni prima la moglie Edith, incinta. L’ombra della morte ha da sempre contraddistinto quest’artista, fin dalla morte del padre Adolf Eugen Schiele nel 1905 per colpa della sifilide che l’aveva devastato anche mentalmente.

Foto ritratto di Egon Schiele (1890, Tulln - 1928, Vienna)

Immagine presa da Wikipedia. Egon Schiele (1890, Tulln - 1928, Vienna)

Egon nasce nel 1890 in una stazione ferroviaria vicino a Vienna, Tulln an der Donau e vive insieme alle tre sorelle: Elvira, Melanie e Gertrude. Alla morte del padre, lo zio Leopold Czihaczek, lo avvia alla carriera ferroviaria capendo ben presto che il sentiero del nipote è quello artistico: è proprio nel 1905 che inizia a dipingere. Il mondo attorno a lui è in pieno fermento, politico e artistico: nelle accademie nascono gruppi di intellettuali indipendenti che promuovono la discussione sull’esistenza umana passando anche per la sessualità nell’arte, nella letteratura e nella psicologia.

Nel 1906 le regole imposte dall’Accademia sull’arte, iniziano ad andargli strette e incominciano a deteriorarsi i rapporti con la madre, Marie Soukoup. Nel frattempo inizia a esplorare i caffè e da lì, prende spunto per nuovi modelli artistici oltre a legarsi ad altri artisti con la sua stessa sensibilità. Inizia a dipingere all’aperto, studiando e modellando l’arte secondo i suoi principi, la natura diventa la protagonista di questo periodo. In un caffè conosce Gustav Klimt: è il 1907 e quell’incontro cambierà per sempre il suo percorso artistico. La pittura della figura femminile e nuda di Klimt diventa l’ispirazione per Schiele che lascia le rigide e vecchie regole dell’Accademia per un approccio più moderno e quasi impressionista dell’arte. Gustav diventa il mentore di Egon, gli fornisce le modelle, gli paga le prime tele, gli fa conoscere i primi mecenati dandogli così una certa tranquillità economica. Il 1908 è l’anno della prima mostra al Wiener Werkstätte.

"Autoritratto con alchechengi" 1912  di Egon Schiele

Immagine presa da 1000miglia. "Autoritratto con alchechengi" 1912

È solo nel 1910 che la sua arte prende la forma per la quale è conosciuta: i corpi nudi e distorti, la fisicità aggressiva dei segni quasi tremanti, taglienti, strumenti di interpretazione, di perforazione psicologica, che esprimono in pieno l’angoscia dello sfacelo del corpo e della mente, i colori non sono naturali, ma hanno un valore autonomo. Il nudo diventa un’ossessione erotica: le parti intime non sono censurate, i corpi sembrano galleggiare, magri, scavati, nello sfondo inesistente, monocromatico, come la tragica esistenza umana, il protagonista del quadro si mette a nudo e l’artista opera un terzo grado psicologico e psicoanalitico. L’angolazione è spesso dall’alto, Schiele si serve di una scala e il soggetto rimane da solo all’interno del dipinto, che diventa quasi uno scatto fotografico. I corpi ritratti sono messi in mostra ed offerti nelle loro posi audaci con lo sguardo spesso rivolto allo spettatore e ne urtano la morale perché nella loro violenza, non lasciano la giusta distanza all’osservatore. Per quanto la sessualità stia prendendo posto negli studi delle diverse università e quindi c’è di fondo un’apertura, l’arte di Egon non viene concepita come innovativa, ma piuttosto risulta scioccante e la maggior parte della critica, boccia pesantemente l’artista che diventa la figura simbolo “dell'artista incompreso” da una società ritenuta bigotta e chiusa. Ne sono un esempio il ritiro da parte dello zio della tutela, l'abbandono definitivo dall’Accademia e la separazione dell'arte erotica sullo stile di Klimt per abbandonarsi finalmente ad uno stile più primitivo e crudo, uno stile riconoscibile, tipico di Egon Schiele. Tre categorie di personaggi fanno parte della sua arte: l’autoritratto, in cui Schiele si vede come un estraneo, un altro sé, come se fosse un attore, alienandosi, i corpi femminili, da sempre i suoi soggetti principali preferiti, con il quale intreccia profondi rapporti personali e i bambini, specialmente femmine sul filo dell’adolescenza che ritrae in corpi non ancora completamente sbocciati in quello di donne. La natura, categoria a sé stante, appare come descrizione degli stati d’animo, fin dagli esordi e continua ad essere così per il resto della sua vita.

Dipinto "Quattro alberi" 1917 di Egon Schiele

Immagine presa da ADO Analisi dell'opera. "Quattro alberi" 1917

Nel 1911 intreccia una relazione con Wally Neuzil, la sua giovane modella con la quale si trasferisce nelle campagne di Krumau, in Boemia e dopo poco costretti dagli abitanti del luogo, scappano per via della loro vita considerata troppo libera e promiscua. La censura aumenta e nel 1912 l’artista viene arrestato con la scusa di aver sedotto la figlia quattordicenne di un ufficiale della marina in pensione, per poi proseguire l’accusa di aver esposto le sue opere ritenute pornografiche. Amareggiato dell’esperienza in carcere, ritorna a Vienna dove grazie anche all’amico Gustav Klimt, riesce ad avere commissioni e a risollevarsi economicamente.

Dipinto "Wally in red blouse" 1913 di Egon Schiele

Immagine presa da arthive. "Wally in red blouse" 1913

Nel 1914 conosce la moglie Edith che diventa la sua quarta e ultima musa ispiratrice. Sempre lo stesso anno, con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale e la caduta definitiva dell’impero asburgico, si chiude un’epoca che raffigura nel dipinto “Mulino” dove l’acqua spazza via qualsiasi cosa. Chiamato al fronte, i suoi superiori, amanti dell’arte, gli consentono di dipingere, sono infatti di questo periodo numerosi ritratti di ufficiali e un forte ritorno alla natura, parafrasi delle sue emozioni. Nel 1918 espone a Zurigo, Praga e Dresda, un periodo estremamente equilibrato in cui dipinge “La famiglia” un ritratto di lui, la moglie Edith e il figlio in arrivo, un dipinto alquanto tragico se si pensa che moriranno tutti e tre nel giro di tre giorni, quello stesso anno.

Dipinto "La famiglia" 1918 di Egon Schiele

Immagine presa da Wikipedia. "La famiglia" 1918

È del 1922 la pubblicazione di “Diario di Neulengbach” o “Diario del carcere” che si credeva fosse un'opera scritta interamente dell’artista, tuttavia è stato riscontrato che si tratta di un falso realizzato da Arthur Roessler, l’editore, sulle basi di lettere e annotazioni di Egon Schiele.


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