“Non so cosa accade se tieni a freno la penna, ma quando la mia matita si muove, è necessario lasciarla andare, oppure... bloccarla. Niente di più.”
Henri de Toulouse-Lautrec
“Henri il grafico”, “il ritrattista della notte”, colui che fece della sua arte lo stendardo della belle époque, Henri Toulouse-Lautrec, uno degli artisti più noti di fine ‘800.
La famiglia dei Toulouse-Lautrec era una delle più prestigiose di Francia, discendente dei conti di Tolosa che furono presenti nelle crociate e che si accerchiavano già all’epoca di arte. Questa passione è stata tramandata dalla casata fino alla nascita di Henri il 24 novembre del 1864, dall’unione di due primi cugini dal quale ereditò la picnodisostosi, una rara malattia genetica delle ossa, apparentemente simile al nanismo (non erano rare le nascite di figli deformi in questa famiglia per via della consanguineità dei matrimoni). Il matrimonio dei suoi genitori, che non fu mai roseo, finì completamente con la morte del secondogenito in età infantile: il padre continuò a dedicarsi alle attività da ricco come la caccia e l’ippica, mentre la madre possessiva, isterica e bigotta cercava di indirizzare il figlio verso una vita aristocratica, allontanandolo dalle sue idee ribelli. Sebbene Henri cercasse di staccarsi dalle figure pesanti dei genitori, fin dalla nascita godette degli agi derivati dalla nobile casata.
Immagine presa da TheCollector. Foto di Henri Toulouse-Lautrec 1894
A soli dieci anni aveva già dimostrato spiccate doti artistiche, ma fu in questo periodo che dovette lasciare la scuola che frequenta a Parigi per via del forte dolore provocato dalla sua patologia. Le cure alla quale venne sottoposto non ebbero nessun effetto e anzi, in due occasioni si ruppe entrambe le gambe, che non guarirono mai completamente tanto da rimanere quelle di un bambino, dandogli un’andatura barcollante. La sua statura non superò mai il metro e cinquanta. Nel frattempo anche i suoi lineamenti cambiarono il suo volto e la lingua gli procurò dei difetti nella pronuncia.
Nei numerosi ricoveri che lo costringevano a letto, iniziò a riempire quaderni interi con disegni (mi ricorda la convalescenza di Frida Kahlo, se vuoi leggere della sua vita clicca sul link https://letiziadestefanis9.wixsite.com/lastanzaverde/post/gravidanza-arte-e-frida-kahlo ). I suoi primi soggetti sono i cavalli, passione trasmessa dal padre, ad esempio nel dipinto “Alphonse de Toulouse-Lautrec alla guida della sua carrozza” (1880). Negli spostamenti tra le cliniche e la sua casa, Henri usava il tempo per studiare la natura e il movimento dei cavalli, ne derivano dei disegni pregni di realismo, dinamicità e velocità di esecuzione ed è celebre la frase di un critico d’arte, riguardo a questo periodo:
“...i cavalli, se non poteva cavalcarli, voleva almeno saper dipingere!"
Matthias Arnold
Immagine presa da Wikipedia. "Alphonse de Toulouse-Lautrec alla guida della sua carrozza" 1880, Petit Palais, Parigi.
Dotato di un forte senso dell’umorismo, Henri non partecipava a quasi nessuna delle attività sociali degli uomini del suo ceto, così si immerse completamente nell’arte annunciando alla famiglia di voler diventare un pittore. Incoraggiato dai genitori iniziò a studiare con Léon Bonnat, maestro successivamente, anche di Edvard Munch. Pur avendo talento artistico, riconosceva di avere carenze nel disegno classico così si impegnò al massimo nello studio, ma non mancarono gli scontri con il maestro. È di questi anni il dipinto “Il lucidatore di marmo” (1882–87). Alla fine, sentendosi influenzato negativamente dall’accademia ed essendo venuto a contatto con artisti come Vincent Van Gogh (se ti va di leggere la sua biografia clicca sul link https://letiziadestefanis9.wixsite.com/lastanzaverde/post/copia-di-la-vita-di-vincent-van-gogh-tra-i-girasoli-e-i-disturbi-mentali ), nel 1884 all’età di vent’anni fondò a Montmartre il suo atelier: il quartiere era vivace, pieno di vita notturna e colorato, ma non andava a genio ai suoi genitori che gli imposero di usare uno pseudonimo, ossia Trèclau, per evitare di infangare il nome della famiglia, ma il giovane lo uso per poco tempo.
Egli raffigura principalmente le donne, viste come modelle e amanti, nella loro intimità nei locali notturni. Esse non vengono mai idealizzate, ma anzi, sono l’emblema della libertà, i dipinti che le ritraggono sembrano istantanee sulla psiche e sull’essenzialità come in “Addestramento delle nuove arrivate da parte di Valentin-le-Dèsossè” del 1889 in cui la scena si sofferma sul ballo, quasi sgraziato di una giovane danzatrice al centro del dipinto. Le persone presenti sono tutti eleganti e si comportano come se non stesse succedendo nulla attorno a loro. I personaggi in primo piano, la signora in abito rosa e l’uomo tagliato sulla sinistra, indirizzano lo sguardo dell’osservatore verso il centro. In questo dipinto sono già presenti elementi del personalissimo stile di Henri: la materia è povera di colore, il tocco essenziale, su tutto domina il disegno autonomo, che definisce i personaggi, così come l’uso del contorno, che si porterà nelle successive grafiche, delinea un tratto decisivo.
Immagine presa da Pinterest. "Addestramento delle nuove arrivate da parte di Valentin-le-Dèsossè” 1890, Philadephia Museum of Art, Philadelphia
È in questo contesto che scopriamo un Henri Toulouse-Lautrec in versione bohèmienne che si dà ad una vita anticonformista, assiduo frequentatore del Moulin Rouge e dei caffè e dei cabaret di Montmartre e che da essi trae linfa artistica. Non riusciva a vedersi come uomo destinato al matrimonio all’interno dell'aristocrazia, anzi, il suo affetto andava alle prostitute e agli artisti vagabondi del quartiere. Ebbe una relazione burrascosa con Suzanne Valadon, un ex acrobata circense che si cimentava nella pittura, la quale tentò il suicidio al rifiuto di Henri di sposarla.
Nel suo atelier inizia anche a sperimentare la grafica dei manifesti per eventi e locali, come ad esempio quelli del “Moulin Rouge-La Goulue ” del 1891 o “Jane Avril" del 1893 realizzati con la tecnica della litografia a pennello e spruzzo. Le grafiche sono un’ulteriore semplificazione che si avvicina alle caricature andando oltre l’ambiente di festa, penetrando l’animo dei frequentatori e dei lavoratori. I colori sono piatti, statici, si allontana stilisticamente dal realismo raggiunto in precedenza.
Immagine prese da Pinterest. A sinistra “Moulin Rouge-La Goulue” 1891, Victoria and Albert Museum, Londra.
A destra “Jane Avril" 1893, Victoria and Albert Museum, Londra
Le mostre a cui partecipa erano sparse per tutta Europa e al carattere gentile e simpatico, si contrapponeva l’ira furibonda di quando la critica toccava pesantemente gli altri artisti, specialmente nel caso dei suoi amici, come il commento sui girasoli di Vincent Van Gogh nella mostra a Bruxelles nel 1888 insieme al gruppo XX. Segno del forte legame di amicizia tra i due è il ritratto che Henri fa al pittore "Ritratto di Van Gogh" del 1887 in cui riesce a cogliere la fragilità del pittore seduto ad un tavolo e che neanche guarda l’osservatore. I due hanno idee molto lontane dal punto di vista artistico, ma hanno la fragilità come punto in comune: uno fisico e l’altro mentale. I colori che Toulouse-Lautrec usa in questo disegno sono accesi, così come i tratti sono decisi, presenti, materici. Niente è definito meglio del volto, o meglio del profilo di Vincent e niente a parte l’espressione severa fa presagire il gesto del pittore negli anni successivi.
Immagine presa da Wikipedia. "Ritratto di Van Gogh" 1887, Van Gogh Museum, Amsterdam
I frequenti viaggi in Europa, in particolare in Spagna e Inghilterra lo aiutarono a capire l’arte e a conoscere diversi artisti, ma Londra, per il suo stile e l’arte lo fulminò: qui fece amicizia con Oscar Wilde, entrambi si stimavano moltissimo.
Purtroppo a neanche trent'anni la sua vita sregolata aveva intaccato la già cagionevole salute: la sifilide lo stava divorando sebbene fosse conosciuto in tutta Parigi come "ometto ben dotato”. L’assenzio che beveva senza limiti gli provocava attacchi d’ira e paranoie improvvise. Nel 1899 con un violento attacco di delirium tremens la carriera artistica di Henri Toulouse-Lautrec, praticamente finì. Iniziò un percorso di riabilitazione dall’alcool senza comunque uscirne mai completamente. Mentre si trova chiuso nella clinica per disintossicarsi, la critica inizia una vera e propria campagna denigratoria su di lui come persona, ma anche come artista.
La convalescenza non fece riaffiorare la sua vena artistica, ma anzi gli fece perdere anche la voglia di vivere. A Parigi le sue opere stavano iniziando a vendere bene, riscuotendo molto interesse, ma nel 1900 ebbe una paralisi alle gambe che fu curata con l’elettroshock. Successivamente, nel suo atelier di Montmartre riuscì a finire a malapena gli ultimi dipinti, in quando il dolore era fortissimo e gli impediva movimenti e persino di mangiare.
Immagine presa da ParisZigZag. Henri Toulouse-Lautrec nel suo atelier di Montmartre
Henri Toulouse-Lautrec, il piccolo grande artista si spense nella residenza di famiglia, a Malromé, nella notte del 9 settembre 1901, all’età di soli trentasei anni, lasciando una madre devastata dal dolore e oltre 1000 opere tra dipinti, acquerelli e litografie e in data odierna quasi 15.000 euro di valutazione per una sua opera.
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