“Perversione sessuale consistente nel provare piacere infliggendo violenze e maltrattamenti”, questo è il significato, preso dal dizionario, di sadismo. Il termine però deriva dal nome di uno dei personaggi più controversi di sempre, il marchese Donatien Alphonse Francois de Sade.
Immagine presa da Wikipedia. Ritratto di de Sade a vent'anni, l'unico ritratto contemporaneo, opera di Charles Amédée Philippe van Loo
Nato a Parigi nel 1740 in una delle più antiche casate nobiliari della Provenza, per gli impegni dei genitori, molto vicino ai reali di Francia, la sua educazione viene assegnata allo zio abate, Jacques de Sade, che pur avendo un ruolo all’interno della chiesa, è un appassionato di storia e antichità, nonché amico di Voltaire e noto libertino. Già agli inizi degli studi si avvicina alla lettura, specialmente della filosofia, della storia e ai diari di viaggio, il quale diventano fondamentali per i suoi testi futuri, fin dall’esordio nel 1780. Pur non essendo uno studente brillante, si avvicina alla musica, alla pittura e impara l’italiano, il provenzale e il tedesco. La reputazione di assiduo frequentatore di sale da gioco e prostitute non gli evita un matrimonio combinato dalla famiglia con Renée de Montreuil, che nonostante i vari arresti, le varie relazioni extraconiugali, compresa quella quella con la sorella, gli resterà accanto, cercando in tutti i modi, legali o meno, di liberarlo, fino al 1790 quando chiede e ottiene la separazione. Le accuse rivolte contro di lui sono principalmente, violenza sessuale ai danni delle prostitute, sodomia dei confrondi di valletti e camerieri, atteggiamenti e scritti osceni, contro la morale e la religione. I suoi comportamenti deplorevoli, incontrarono anche le ostilità dello zio Jacques che chiese l’internamento del nipote per malattia mentale, quando viene a sapere che insieme alla moglie e alla servitù organizza orge segrete nella dimora di famiglia.
Immagine presa da wikipedia. Renée-Pélagie de Montreuil (1741-1810) moglie del marchese de Sade, data e autore sconosciuto
Gli scritti del marchese de Sade, hanno incuriosito e inorridito al tempo stesso, i molti studiosi che si sono avventurati nella lettura, certi lo hanno definito, come il filosofo della libertà radicale, altri lo hanno affiancato a Sigmund Freud, in quando il sesso è l’impulso delle azioni umane. Nel femminismo è visto come colui che ha dato finalmente ampio spazio alla libertà di agire delle protagoniste donne e non più un sadico maschilista violentatore seriale. Insomma, nel tempo c’è chi apprezza la sua opera fatta di racconti, di commedie, di teatro, di veri e propri romanzi, ma anche chi, lo critica ferocemente, chiedendo la messa al bando delle sue pubblicazioni.
“Le 120 giornate di Sodoma” è un romanzo incompiuto scritto nel 1785 durante la prigionia alla Bastiglia. Fu scritto in una grafia minuscola su entrambe le facciate di un rotolo lungo dodici metri, che rischiò il sequestro per via delle oscenità e del contenuto contro la morale e la religione. L’opera giunta a noi è strutturata come un'enciclopedia, in voga in quegli anni, di tutte le perversioni in cui vengono presentati i personaggi e gli scenari per un totale di 150 racconti, sullo stile del Decameron di Boccaccio e suddivisi in passioni semplici, doppie, criminali ed infine omicide, per un totale di 600 tipi di piaceri. "Dialogo tra un prete e un moribondo” invece è un'opera teatrale, in cui un libertino sul letto di morte, che si è dato ai piaceri più disparati vivendo in maniera molto intensa, parla con un prete, un dialogo tra gli opposti, in cui de Sade mette tutto il suo anticlericalismo sotto forma di sarcasmo e ironia. Anche quest’opera. datata 1782 è stata scritta in prigione. Altro romanzo scritto in prigionia è "Justine e le disavventure delle virtù" del 1790 a cui seguirono due revisioni. La trama gira attorno a Justine, una ragazza dalla morale solida, che rimasta orfana subisce rapimenti, stupri, incriminazioni, fino alla condanna a morte per un omicidio di cui ovviamente non ha colpe. Viene salvata dalla sorella Juliette, che al suo contrario, ha avuto una vita alquanto libertina.
Immagine presa da Bizzarro Bazar. Rotolo del manoscritto de "Le 120 giornate di Sodoma", scritto nel 1785 dal marchese de Sade
Con la presa della Bastiglia, il marchese de Sade viene trasferito in un manicomio fuori Parigi, dal quale viene liberato l’anno successivo. E’ il 1790 e non avendo né una casa, né soldi, de Sade decide di scrivere per il teatro. Le sue opere vengono accettate, ma dopo una rappresentazione scartate e anche con successive revisioni, non vengono mai messe in scena per più di una settimana. Una delle motivazioni più conosciute è il fatto che de Sade fosse aristocratico, la cosa non andava a genio a quei rivoluzionari che dopo la presa della Bastiglia, avevano creato la repubblica. Inoltre uno dei suoi tre figli aveva disertato e per il governo, la responsabilità di ciò, ricadeva sul genitore, ma il marchese fece qualsiasi cosa pur di essere accettato nella nuova repubblica, cambiò perfino nome: Louis Sade. Fervente ateista, viene di nuovo imprigionato a causa di alcune lettere compromettenti di anni prima, contro la repubblica, ma di nuovo la fortuna lo colpisce e viene rilasciato insieme ad altri quattro per scarsità di prove e riammesso ai suoi vecchi incarichi. Venuto in possesso delle sue proprietà, de Sade mette in vendita tutti i beni di famiglia, ma senza percepire il denaro della vendita, quindi senza liquidità inizia a scrivere e a pubblicare clandestinamente contenuti a carattere pornografico. E’ in questo periodo che pubblica “La filosofia del boudoir”, un'opera pornografica in cui i due protagonisti portano avanti la tesi secondo cui, l’unico sistema morale è il libertinaggio e la sola religione l’ateismo. Con queste premesse, l’opera risulta una sorta di educazione sessuale scritta, in cui, vengono spiegate tutti gli atti, compresi di zone erogene e posizioni, ma senza mai arrivare agli omicidi o alla tortura, tipici dei testi sadici.
Immagine presa da Wikipedia. Frontespizio di "La filosofia del boudoir" del 1795
De Sade che versa in pessime condizioni economiche, subisce un ulteriore arresto, sia lui che il suo editore vengono interrogati per il possesso di materiale compromettente e se il secondo viene rilasciato, il marchese viene trattenuto con l’accusa di realizzazione di opere a carattere osceno e mandato di nuovo al manicomio di Charenton. Le sue origini nobili fanno sì che abbia alcuni agi, come la biblioteca privata, la possibilità di passeggiare nel giardino e una stanza vista Marna, tuttavia le perquisizioni alla ricerca di scritti osceni sono molto frequenti. La sua malattia mentale, se così si può definire, viene chiamata “perpetuo stato di demenza libertina” ed è incredibile sapere che de Sade e la psicologia sono estremamente collegati fin dagli antipodi: lui rinchiuso in manicomio, con la sua filosofia libertina e i suoi eccessi perversi, eppure la prima pubblicazione de “Le 120 giornate di Sodoma” si deve ad uno psichiatra di Berlino, tale Iwan Bloch, che nel 1904 riconobbe nel manoscritto una grande importanza scientifica osservando le analogia tra i casi del marchese e quelli dei colleghi medici.
“Non è il mio modo di pensare che ha fatto la mia rovina, ma il modo di pensare degli altri.”
Marchese de Sade
La morte sorprese de Sade la notte del 2 Dicembre 1814, dopo mesi di malattia che gli impedirono anche la deambulazione. Le sue ultime volontà erano quelle di essere sepolto nudo e in un terreno non consacrato, ma invece fu tumulato al cimitero di Charenton con una croce anonima sopra, tuttavia, a seguito di indagini parascientifiche, il cranio fu rimosso per studiarlo (se sei interessato alla frenologia di Cesare Lombroso, ti consiglio questo articolo..) e poi andò perso, il corpo esumato, verrà sepolto nello stesso cimitero quattro anni dopo, ma ad oggi, come da volontà del marchese, non si sa di preciso dove.
Immagine presa da Assassin's Creed Wiki. Personaggio di Donatien Alphonse François de Sade (1740 – 1814) all'interno del videogames di Assassin's Creed: unity
Filosofo o pervertito, chi era davvero il marchese de Sade? Se questa è la domanda che ci siamo fatti all’inizio, spero che aver approfondito la storia e le opere di questo personaggio, che ancora oggi a distanza di trecento anni, è il protagonista di film, fumetti, opere e videogames e in qualche modo aver illuminato la sua figura di uomo del suo tempo, nel bene e nel male.
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