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Letizia Destefanis

Edda, il manuale della mitologia norrena

Chi non ha mai sentito parlare di vichinghi, dei loro costumi, usanze, dei loro dèi Odino, Thor eppure ben pochi sanno che tutto quello che sappiamo oggi su questo popolo ci arriva direttamente da un solo libro: l“Edda di Snorri” o “Edda in prosa”.

L’opera è stata scritta nel 1220 da uno storico islandese, Snorri Sturluson e può essere concepito come un vero e proprio manuale di letteratura scritto in lingua norrena. Nello specifico l’autore voleva racchiudere e tramandare la poesia norrena degli scaldi, ossia i poeti di corte norreni, coloro che usavano determinati modi di dire e una metrica complessa nel raccontare le storie tramandate da nonni a nipoti. E’ proprio da questo concetto che molto probabilmente deriva il nome dell’opera “Edda”, una parola che potrebbe essere, come concetto, “la nonna racconta”. 

Copertina del manoscritto islandese del '700 con le figure mitologiche e gli Dei

Immagine presa da Wikipedia. Copertina del manoscritto islandese del '700 con le figure mitologiche e gli Dei

L”Edda di Snorri” è composta da quattro parti: nell’introduzione lo scrittore inizia a parlare di Adamo ed Eva arrivando a descrivere l’arrivo degli  Æsir, ossia gli dei norreni, in scandinavia. Il secondo capitolo è formato dalla mitologia norrena in cui vengono presentate le principali divinità, la struttura del cosmo, mentre il terzo e il quarto capitolo parlano rispettivamente delle metafore e della metrica nella poesia scaldica. Ovviamente l’introduzione con Adamo ed Eva, riflette la fede di Snorri che è cristiano e vive in un epoca ormai completamente sotto il potere della chiesa cattolica. 

L’opera ci è stata tramandata in sette volumi, anche se solo quattro sono arrivati a noi completi: il “Codex regius” del 1325 conservato nella biblioteca dell'Istituto Árni Magnússon di Reykjavík, il secondo, il “Codex Wormianus” redatto tra il 1340 e il 1350 e conservato nella biblioteca della Collezione arnamagnæana, a Copenaghen, il “Codex Trajectinus” del 1600 e conservato nella biblioteca di Utrecht e l’ultimo “Codex Uppsaliensis” del 1300 e conservato nella biblioteca dell'Università di Uppsala.

Due pagine del “Codex regius” del 1325

Immagine presa da Wikipedia. Due pagine del “Codex regius” del 1325

Se l’”Edda di Snorri” tratta la poesia del mondo vichingo, dal volume “Codex regius”, viene tratta l’”Edda poetica”, una raccolta di poemi norreni. Il volume viene scoperto solo 1643, da Brynjólfur Sveinsson, un vescovo islandese, e comprendeva 29 canti sugli dei e sugli eroi, scritti in 45 fogli con 16 pagine mancanti, con il chiaro riferimento all’ “Edda di Snorri”, il manoscritto fu battezzato con il nome di “Edda poetica”

La poetica è semplice e chiara, anche se in versi del tutto lontani da quelli della poesia degli scaldi. La composizione è palesemente l’insieme di scritti  di autori diversi e quasi sicuramente anche di provenienza diversa, gli studi fatti da questo punto di vista sono risultati interessanti anche se discordanti: si parla di lupi, che non sono presenti in Islanda, si parla della distruzione apocalittica della Vǫluspá, nel primo componimento, che corrisponderebbe alle eruzioni vulcaniche islandesi. L’edda poetica si può dividere in: i primi dieci canti che riguardano la sapienza e la mitologia degli dei, i successivi diciannove, trattano le imprese e le gesta eroiche.


“At hyggjandi sinni

skylit maðr hrǿsinn vera,

heldr gætinn at geði;

þá er horskr ok þǫgull

kømr heimisgarða til,

sjaldan verðr víti vǫrom,

þvíat óbrigðra vin

fær maðr aldregi

en manvit mikit.”


“Del proprio intelletto

non dovrebbe l'uomo vantarsi,

al contrario, sia misurato nell'animo.

Sia attento e silenzioso

quando giunge a un cortile:

di rado il prudente ha danno;

perché un amico più fidato

l'uomo non ha mai trovato

di un gran buon senso.”

Edda poetica (Hàvàmàl - Il discorso di Hàr - Strofa 6)


Come per noi la mitologia greca e romana è materia di studio nelle scuole, l’Edda, il manuale della mitologia norrena, viene studiato nelle scuole scandinave e  da qualsiasi storico o studioso del periodo vichingo, essendo la base delle usanze e dei costumi del popolo di navigatori.


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