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Letizia Destefanis

Dalla cronaca all'arte: la tragedia dipinta de "La zattera della Medusa"

Quasi cinque metri per sette, queste sono le dimensioni della gigantesca tela "La zattera della Medusa" che il pittore francese Théodore Géricault creò nel 1818 elaborando il tragico naufragio della Méduse.


Era il 2 luglio del 1816 quando aumentando la velocità di navigazione, per risparmiare tempo e denaro, la Méduse, una fregata franca, si distaccò dalle altre due navi partite con lei da Rochefort, un porto francese della Nuova Aquitania dirette verso Saint-Louis sulle coste del Senegal e questo portò la fregata ad incagliarsi nelle sabbie marine a 48 chilometri circa dalla costa mauritanica, nei pressi di Capo Bianco. I tentativi fatti per disincagliare la Méduse, non andarono a buon fine e tre giorni dopo l’incidente, i naufraghi decisero di salpare sulle sei scialuppe, che però non riuscivano a contenere tutti gli uomini a bordo. Venne costruita una zattera, che non resse il peso delle oltre 150 persone, tra cui una donna e dopo poco, la fune che la trascinava in mare collegata all'imbarcazione del capitano si ruppe e le persone al suo interno furono lasciate a loro stesse.

Pianta della zattera della Medusa, al momento del recupero dei superstiti

Immagine presa da Wikipedia. Pianta della zattera della Medusa, al momento del recupero dei superstiti

Le vittime fin da subito furono molte: la prima notte venti persone morirono, settantacinque vennero gettate in mare durante una lite furibonda, al nono giorno i pochi sopravvissuti senza acqua e cibo si diedero al cannibalismo, creando una delle pagine più nere della cronaca francese. La tragedia finì il 17 luglio quando i quindici superstiti vennero portati in salvo dal battello Argus. Lo scandalo in Europa arrivò solo a metà settembre di quell’anno, quando un sopravvissuto intervistato da un giornale, dichiarò quanta violenza ci fosse stata a bordo e di come il comandante emarginasse i non privilegiati. Quest’atto costò al comandante la corte marziale, tramutata poi in condanna leggera: di tre anni di carcere e la radiazione dall’albo della marina.

L’indignazione dell’opinione pubblica e del partito avverso al governo sollevarono la critica verso la nomina di un capitano che risultò incapace di gestire la situazione.

"La zattera della Medusa", 1818-1819,  Museo del Louvre, Parigi

Immagine presa da Wikipedia. "La zattera della Medusa", 1818-1819,  Museo del Louvre, Parigi

L’opera di Géricault venne esposta al Salon del 1819 con il titolo generico di “Scena di naufragio”, non passò però inosservata, specialmente per la critica. La zattera divenne dal punto di vista politico il manifesto dell'opposizione alla Restaurazione francese: l’uomo di colore all'apice della composizione è come se portasse ad un'uguaglianza tra le razze, evidenziando il forte simbolismo di tutta l’opera.


“Non vi stupite per come questa grande disgrazia ha tutto a un tratto ristabilito

 l'uguaglianza tra le razze?”

Charles Blanc


L’artista non prese molto bene questi giudizi, pensando alla suo opera come un fallimento. Successivamente, portò il dipinto a Londra, suscitando apprezzamenti e ammirazione per come i sentimenti di sofferenza umana e l’orribile verità erano stati espressi dall’artista. Nel groviglio di corpi, l’artista rappresenta un graduale crescendo di emozioni, dallo sgomento alla speranza, alla delusione. Il  vecchio in primo piano che afflitto, medita tra i corpi morenti, ne è un emblema.

Particolare dell'avvistamento della Argus in lontananza. "La zattera della Medusa", 1818-1819, Museo del Louvre, Parigi

Immagine presa da ArteWorld. Particolare dell'avvistamento della Argus in lontananza. "La zattera della Medusa", 1818-1819, Museo del Louvre, Parigi

Géricault infatti non rappresenta il naufragio, bensì il momento in cui i naufraghi avvistano la nave che li porterà in salvo, un momento di forte tensione psicologica. In questo modo, il realismo va di pari passo con il deteriorarsi dei sentimenti umani e ritrae un’umanità sofferente che diventa il simbolo dell’intero genere umano. 

Per dare una maggiore forza alla composizione l’artista sceglie un taglio obliquo, con la vista di lato dell’imbarcazione con tutto il suo carico umano. Il punto focale quindi si trova in alto a destra, precisamente dove si trova l’uomo che sventola lo straccio, la folla della zattera si protende verso di lui, creando una sorta di schema a piramide, una piramide umana. La composizione è inoltre dominata da due spinte contrarie: da una parte il gruppo di naufraghi si protrae verso la salvezza, dall’altra la marea gonfia la vela in direzione opposta.

Particolare del disegno preparatorio del ragazzo in alto a destra che sventola lo straccio. "La zattera della Medusa", 1818-1819, Musée Ingres, Montauban

Immagine presa da Il discorso sull'arte. Particolare del disegno preparatorio del ragazzo in alto a destra che sventola lo straccio.

"La zattera della Medusa", 1818-1819, Musée Ingres, Montauban

L’artista iniziò a fare molti schizzi dell’opera, studiando anche i corpi, di cui molti moribondi, arti e teste mozzate all’ospedale di Beaujon, in preparazione alla scena che voleva dipingere, poi iniziò a tracciare sulla tela le linee d’insieme, a colorare gli incarnati, i panneggi e infine lo sfondo. 


«Il metodo di Géricault mi colpì tanto quanto la sua intensa laboriosità. Dipingeva direttamente sulla tela bianca, senza un disegno preliminare o preparazioni di sorta, ad eccezione dei contorti del quadro, e nonostante tutto la solidità del lavoro non ne risentì. Ero ammaliato dall'attenzione con cui esaminava il modello prima di toccare la tela con il pennello. Sembrava procedere molto lentamente, quando in realtà lavorava veloce, piazzando una pennellata dopo l'altra al suo posto, dovendo di rado ritoccare il lavoro più di una volta. C'era pochissima percezione di movimento nel suo corpo o nelle sue braccia. La sua espressione era perfettamente calma.»

Antoine-Alphonse Montfort


La pennellata è materica, vigorosa, insistente e brutale, sicuramente istintiva, così che il risultato finale sia ancora più allucinante nella sua realtà sebbene lo stile classico sia la base, ne sono un esempio lo studio dei corpi e i drappi delle vesti. Il dipinto è pressoché monocromatico, il marrone, molto presente è un forte richiamo alla terra, che i naufraghi bramano da giorni, senza trovarla. Il mare in tempesta sullo sfondo è l’animo dell’essere umano, inquieto, in perpetuo tormento.

 Particolare del vecchio che medita tra i corpi morenti.  "La zattera della Medusa", 1818-1819, Museo del Louvre, Parigi

Immagine presa da Arte svelata. Particolare del vecchio che medita tra i corpi morenti. "La zattera della Medusa", 1818-1819, Museo del Louvre, Parigi

Nel 1824 “La zattera di Medusa” è acquistata dal Louvre alla prematura scomparsa dell’artista a soli trentatré anni ed essa diventa uno spartiacque tra il classicismo e la nuova scuola, come Eugène Delacroix, William Turner, Gustave Courbet e Édouard Manet. Anche nella letteratura questo fatto diede agli scrittori la scintilla per la stesura di romanzi, il più conosciuto è sicuramente  “I naufraghi del Chancellor” del 1874 di Jules Verne e “Oceano mare” di Alessandro Baricco del 1993.

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